SAREBBE BELLO essere un cittadino, e non un suddito!...

Quella che vedete nelle foto in calce è una lettera giunta il 5/4/17 da parte di un Ente Pubblico, in risposta alla richiesta di saldo di rate condominiali scadute, relative a un appartamento di loro proprietà, per un ammontare di 977 euro (ovviamente ripulita dei dati “sensibili”).

La risposta garbata è, in soldoni, “Per ora mettiamo in liquidazione la somma di 384 euro, a saldo del debito dell’anno scorso, il resto si vedrà”.

Condivido con voi solo alcune delle domande che a questo punto passerebbero per la testa di un comune cittadino:

è civile un Paese in cui una P.A. salda (speriamo) a Aprile 2017 debiti maturati a Dicembre 2015?
è civile un Paese in cui una P.A. decide deliberatamente di non pagare le rate dell’esercizio in corso, gravando in questo modo sugli altri condomini onesti?
è civile un Paese in cui una P.A. ignora del tutto il pagamento delle rate relative a un intervento di manutenzione urgente, ostacolando di fatto la messa a norma dello stabile, e di conseguenza esponendo chi ci vive al rischio per la sicurezza (oltre a quello sanzionatorio)?

Ma soprattutto:

E’ CIVILE un Paese in cui uNO ZELANTE berretto giallo piomba alle mie spalle se il tagliando del parcheggio è scaduto da 10 minuti, mentre le rate della P.A. scadono da 10 mesi e non bastano due raccomandatE e una diffida per veder riconosciuto un proprio diritto?

Visto che a Maggio scadono altre rate per ulteriori 592 euro (e a quel punto il debito complessivo ammonterebbe a 1.185 euro), ho provato a chiedere telefonicamente delle spiegazioni, ma dall'altro capo della cornetta c’era un tal Del Grillo Marchese, che per prima cosa, mi ha fatto notare come la Legge in questi casi proceda a due velocità.

Infatti, una volta emesso il decreto ingiuntivo, dopo la tortuosa Procedura prevista, mentre per il Privato l'ingiunzione è immediatamente esecutiva, per il Pubblico si apre una ulteriore finestra temporale di 120 gg. per saldare il debito.

Il Funzionario ha quindi chiosato con una massima di un suo omonimo avo predecessore: